Si torna a parlare di condono edilizio. Ma chi potrebbe effettivamente beneficiare della misura voluta da Matteo Salvini?
Il tema del condono edilizio torna prepotentemente al centro dell’agenda politica in Italia, suscitando interesse e polemiche in egual misura. Come accade sempre da decenni ormai, ‘annuncio di un possibile condono da parte del governo italiano ha acceso i riflettori su una pratica che ha sempre suscitato reazioni contrastanti nella società. Una delle principali motivazioni dietro l’adozione di un condono edilizio è la necessità di affrontare il vasto fenomeno delle costruzioni abusive, che rappresentano un problema diffuso in molte regioni italiane. Queste violazioni spesso creano situazioni di irregolarità e insicurezza sia per i proprietari degli immobili che per la collettività nel suo complesso.
Tuttavia, l’idea di un condono edilizio solleva una serie di questioni etiche, legali e urbanistiche. Da un lato, c’è il rischio che possa essere interpretato come un premio per chi ha violato le leggi edilizie, incoraggiando comportamenti scorretti e alimentando la cultura dell’illegalità. Dall’altro lato, vi è il problema della tutela dell’ambiente e del paesaggio, con la possibilità che un’amnistia possa favorire la cementificazione e l’abusivismo. Inoltre, ci sono anche considerazioni economiche da tenere in considerazione.
Un condono edilizio potrebbe influenzare il mercato immobiliare, alterando i valori delle proprietà e creando disuguaglianze tra chi ha regolarizzato la propria situazione e chi no. Inoltre, vi è il rischio che la pratica del condono possa ridurre l’efficacia delle normative urbanistiche e edilizie, minando gli sforzi per garantire uno sviluppo urbano sostenibile e conforme alle esigenze della comunità. Tra i più grandi sostenitori, da sempre, di questo tipo di misura, c’è il leader della Lega, Matteo Salvini. È stato proprio lui, in qualità di Ministro delle Infrastrutture, a lanciare l’idea. Ma chi saranno gli effettivi beneficiari?
Chi beneficerà effettivamente del condono edilizio voluto da Salvini?
Salvini lo ha chiamato “Piano Casa” o “Salva Casa”, mirato a regolarizzare le piccole violazioni interne agli edifici. Queste violazioni includono operazioni come lo spostamento di una finestra o l’aggiunta di un nuovo piano, comunemente denominate “difformità interne”. Secondo Salvini, l’80% degli edifici italiani ne sarebbe affetto.
Tuttavia, questa cifra è stata fortemente contestata dopo una corretta contestualizzazione. Il dato non sarebbe affidabile per vari motivi, quindi, resta aperta la questione su quante case in Italia presentino difformità interne. L’obiettivo del decreto proposto da Salvini è quello di sanare queste irregolarità che impediscono ai proprietari di vendere le singole unità abitative. Ciò sarebbe possibile attraverso l’abolizione della cosiddetta “conformità doppia” e l’introduzione di una soglia di tolleranza maggiore, intorno al 5% rispetto alla soglia attuale del 2%.
Il “Salva Casa” prevede anche di risolvere le “difformità formali”, ossia problemi legati alla documentazione di costruzione degli edifici, che non è stata presentata nei tempi stabiliti. Sono in fase di studio diverse norme per sanare queste situazioni, ma è probabile che si richieda un pagamento. L’annuncio di un possibile condono è stato accolto positivamente da Confedilizia e Ance, che hanno lodato l’approccio del decreto. Le opposizioni si sono mostrate, invece, contrarie; mentre anche dalla maggioranza emergono dubbi sul sostegno al decreto. La premier Giorgia Meloni ha preso tempo, mentre da Forza Italia Antonio Tajani si è già dichiarato contrario a un nuovo condono.